“TV locali e non solo, giornali, partigiani o presunti tali, politici senza altro da fare, relitti sessantottini et similia, hanno indotto la Digos di Venezia a un vero e proprio spiegamento di forze e di risorse per acquisire con foto sequestri e video, le “prove” del vero preoccupante pericolo per la libertà, la Repubblica e la sicurezza dei cittadini: i riferimenti nostalgici (scritte, foto, oggetti relativi al ventennio fascista conclusosi più di 70 anni fa) presenti sotto gli occhi di tutti nello stabilimento balneare “Punta Canna” di Chioggia! E’ scattata, oltre alla denunzia, l’indignazione dei soliti noti. Altro che terrorismo islamico, altro che disoccupazione e corruzione, altro che invasione di clandestini favorita da ipotesi di jus soli, altro che mafia. Quella che per lor signori va stroncata subito, è la asserita “apologia del fascismo” e che va anzi debellata con nuove severissime pene come chiede la legge Fiano ora in discussione. Nel mio piccolo, convinto che per configurare quell’anacronistico reato di opinione occorrano almeno gli elementi di recente indicati dalla Cassazione, posso solo consigliare all’incauto gestore dello stabilimento di Chioggia, di lasciare agli storici il compito di fare giustizia sulle luci e sulle ombre del ventennio e di non contribuire involontariamente alla degradazione in farsa di un periodo comunque importante della storia d’Italia”.
Lo scrive Ignazio La Russa, parlamentare di Fratelli d’Italia, nella sua rubrica ‘Pallonate’ pubblicata sul Secolo d’Italia.