di Guido Crosetto
Coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia
26 luglio 2013
Le Costituenti regionali e provinciali, e ancor di più quelle comunali, non nascono per l’esigenza di marcare una presenza territoriale né per suddividere in “azionisti” la rappresentanza locale del partito. Tanto meno per riprodurre in piccolo scontri appartenenti ad un passato prossimo o remoto. Lo scopo principale era ed è quello di affidare, “pro tempore”, ad un gruppo di persone, scelte tra quelle che hanno accettato la scommessa ed il rischio di un partito nato ad un mese dalla scadenza elettorale, il compito di rifondare localmente il centrodestra che vogliamo costruire a livello italiano.
Ricostruire il centrodestra significa porsi obiettivi ambiziosi, significa evitare a tutti i costi l’arroccamento di chi vede in un nuovo soggetto politico l’opportunità di costruirsi un piccolo orto personale dove coltivare con pochi amici ambizioni singole. Il nostro obiettivo non era il 2% ottenuto con sforzo e fatica enorme alle politiche. Non è nemmeno il 4% che ci attribuiscono i sondaggi oggi. Il nostro obiettivo è ricostruire il centrodestra italiano dandogli credibilità. Non siamo nati con l’ambizione poco originale di creare un contenitore per la destra o per i singoli che non si riconoscevano più nel Pdl, ma di dare un futuro all’enorme popolo che non si riconosce nella sinistra. Questo significa che il compito affidato ad ognuno di noi è quello di allargare, includere, offrire spazi di Politica vera e sana.
Onesti. Non abbiamo fissato paletti di anagrafe o di percorsi precedenti, abbiamo indicato solo delle regole di moralità pubblica, dei paletti valoriali. La cosa più stupida e suicida che potremmo fare è quella di chiuderci a riccio con gli amici che abbiamo e che ci sono stati a fianco finora. La nostra proposta politica va allargata, ramificata, diffusa, rafforzata, espansa. Davamo per scontato di essere riusciti a trasferire questo spirito, ma alcune vicende locali, misere nella loro consistenza, e significative per il rischio, ci fanno capire che così non è.
Democratico e meritocratico. Questi sono gli aggettivi con cui abbiamo definito fin dalla nascita Fratelli d’Italia. La fase di costruzione dei meccanismi democratici è iniziata con il tesseramento. Ma ora l’allargamento di questa base democratica è nelle mani di ognuno di noi. C’è chi preferirebbe che tutto si risolvesse nell’iscrizione dei suoi amici e che magari Fratelli d’Italia fosse rappresentato in una provincia od in un comune dal gruppo di un’ex corrente o sottocorrente. Chi la pensa così ha capito poco, sia della politica in generale che del nostro progetto e vorrei spiegargli che questo non è il suo partito. Questo non è un club di amici, è un soggetto politico che ha l’ambizione di rappresentare in modo serio il centrodestra. Chi contava il 5, 15 o 40% nel Pdl o in Forza Italia o in Alleanza Nazionale o in qualunque altro partito, come può pensare di essere il 100% di Fratelli d’Italia? Come si può pensare di crescere se non si crea al nostro interno una somma di esperienze, sensibilità, storie, idee, progetti e rappresentanze? Il gruppo nazionale, nella sua rappresentazione fisica, ne è l’esempio. Non esiste un verbo, un uniformità di pensiero, esiste l’apertura totale trasparente al confronto ed alla discussione. Noi ci siamo divisi e contati su scelte importanti, partendo dalla votazione o meno del Presidente della Repubblica ed arrivando al voto di fiducia e quindi all’ingresso o meno nel Governo Letta. C’era uniformità di vedute? No. Eppure si è parlato, discusso, e poi si è deciso. E chi aveva idee diverse ha accettato il parere della maggioranza. Come si fa e si deve fare in un partito. Sono i bambini quelli che, se vengono contraddetti portano via il pallone, non persone che si pongono l’obiettivo di servire una comunità, un territorio, l’Italia. Non vogliamo diventare uno dei tanti contenitori politici nei quali la selezione della classe dirigente avviene dall’alto per benedizione divina o dal basso attraverso l’esclusione dei più bravi. La meritocrazia funziona se possono concorrere tutti, non se la paura dei peggiori prevale costruendo muri che impediscano l’accesso ai migliori. Siamo e dobbiamo essere aperti, senza porte, cancelli, steccati o barriere all’ingresso.
Senza Paura, è stato il nostro motto. Non abbiamo avuto paura ad abbandonare la sicurezza personale che ci poteva offrire un grande partito, non possiamo averne se si tratta di diventarlo. E non averne significa sapere che in Fratelli d’Italia ci si deve fare le ossa e conquistarsi rispetto gareggiando contro i migliori e non voler vincere a tutti i costi per eliminazione di ogni avversario serio. La pubblicità “ti piace vincere facile” non è per noi. Noi pensiamo che l’ambizione a rappresentare gli interessi di un popolo debba scontrarsi con un percorso di fatica che ci obbliga a misurarci quotidianamente con le nostre debolezze per migliorarci. La dignità ritrovata di una politica vera e seria nasce dallo spirito di persone che emergono perché migliori. Non perché poche. E questo deve essere lo spirito delle costituenti. Per cui vi invitiamo a lavorare per allargare, per coinvolgere altri amici, magari con esperienze diverse dalle vostre, che accettino questa sfida. Deve scomparire tra di noi il prefisso “ex”: non ci interessa da dove vieni, ci interessa capire se vuoi con noi raggiungere una meta. Su questa metodologia, su questo obiettivo per noi esistenziale, troverete l’unico esempio di dirigismo. Il sistema democratico, infatti, necessita comunque di un giudice a Berlino di un organismo che abbia come compito quello di garantire che l’idea prevalga sugli egoismi personali.