“Candidati al Colle di un’altra epoca: Amato era ministro con Craxi, Prodi non mi meraviglierei se fosse stato presente a Teano”
di Giorgia Perniconi, Il Fatto Quotidiano, 22 aprile 2013
Si è alzata in piedi, ha applaudito l’elezione di Giorgio Napolitano. Ma con la faccia tirata di chi non aveva assolutamente nessuna intenzione di farlo. “È stato per rispetto a quest’uomo tirato in ballo contro il suo volere” dice Giorgia Meloni, 36 anni, che del Capo dello Stato potrebbe essere la nipotina.
Meloni, voi di Fratelli d’Italia Napolitano non lo avete votato. “Ma non è un gesto contro la persona, che stimo, anche per questo ultimo atto di estrema generosità, ma per quello che rappresenta quel voto”. Le larghe intese? “Direi piuttosto un inciucio. La conferma di un percorso propedeutico a un tipo di governo che non condivido”.
Quindi se ci sarà un esecutivo voi sarete all’opposizione, con i 5 stelle e Sel? “Certo. Non si possono mettere insieme persone che la pensano in maniera opposta su tutto. È un compromesso al ribasso, un altro governo come quello di Monti”. O magari un modo per salvare due partiti. “Ma se non sanno stare dieci minuti in un dibattito tv senza insultarsi come fanno a fare un governo? Vuol dire che per due anni non si affronteranno temi come la giustizia o il lavoro su cui centrosinistra e centrodestra hanno due visioni agli antipodi”.
Quindi lei andrebbe a votare di nuovo? “Sì, dopo una riforma elettorale”. Chi la fa? “Un governo di scopo, al limite. Basterebbe inserire un premio di maggioranza anche al Senato, così chi prende un voto in più vince. Ora governerebbe il centrosinistra. È la democrazia. E non saremmo in questa situazione di stallo”.
In più c’è un’ evidente questione generazionale. Lei è stata ministro della Gioventù, conosce bene il nostro Stato fondato sulla prostata. “È un grande tema. Questo dibattito sul presidente della Repubblica ha ruotato su protagonisti non di un altro secolo, ma di un altro millennio. Prima e seconda repubblica. E ora vogliono stare anche nella terza. Marini è di un’altra epoca, Amato era al governo con Craxi, Prodi non mi meraviglierei se fosse stato presente all’incontro di Teano”.
Nel ‘68 erano già adulti. “Sì, e quelli che erano giovani e facevano la rivoluzione per farsi largo ora non mollano. Forse è colpa anche di chi non fa nulla per uccidere i padri. E vero, gli spazi non te li concede nessuno, te li devi prendere. E la mia generazione non ha fatto abbastanza. Ma non giochiamo ad armi pari”.
Perché? “La nostra Costituzione è piena di limiti di età. L’Italia l’ha fatta Mameli, che allora aveva 22 anni. Oggi non potrebbe stare in Parlamento. Chi l’ha detto che un under 50 non sarebbe un ottimo presidente della Repubblica? Bisogna per forza che abbiano l’età da scivolo per la pensione? Non è un caso, è una mentalità da cambiare”.
Renzi ci ha provato, è tornato a Firenze sconfitto. “Anche lui mi ha molto deluso questa settimana. Come Pippo Civati e tutti quelli che chiedono rinnovamento e poi fanno una battaglia per Prodi. Noi stiamo pagando gli errori di quella generazione, li abbiamo ereditati. I ragazzi non sanno neanche cos’è l’Iri”.
Ricette per il cambiamento? “Bisogna affidarsi ai giovani, anche se l’Italia li invoca e poi ne ha paura. Guardate le primarie del centrosinistra, o i milioni di voti di Berlusconi”.
E di Grillo, che ha favorito un Parlamento più giovane, che ne pensa? “Ho sperato che potesse essere un vero ricambio ma per ora hanno scelto di non fare la differenza e a me dispiace, sono stata tra i primi a dire che Napolitano doveva prendere in considerazione di dargli l’incarico. Ma se loro vanno al Quirinale e non fanno nomi, vuol dire che non vogliono cambiare nulla”.