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Montinari: Morire senza far notizia in Italia è possibile se sei donna e non sei immigrata

  • 4 Agosto 2015

 

Morire e trasformarsi subito in un fantasma di cui nessuno parla. Morire mentre si lavora per guadagnarsi da vivere. E’ quanto è accaduto a Paola, in un giorno di Luglio così assolato da spaccare la terra. Ma nessuno ne ha parlato fino ad oggi. Muore sotto il sole e alla sua morte non viene dato rilievo mediatico perché donna e perché non immigrata, Questa è l’Italia signori miei. In uno Stato come l’Italia, che non tutela né i lavoratori onesti né la famiglia con misure adeguate, non c’è avvenire. Meglio andarsene, meglio chiedere asilo politico altrove. La notizia di Paola, bracciante agricola di San Giorgio Jonico, morta per un malore mentre lavorava in un vigneto ad Andria mi ha sconvolta. Prendeva il bus ogni notte alle tre con grande sacrificio per poter essere sul posto di lavoro in orario, lasciando a casa tre figli ed in cambio la sua paga ammontava a 27 euro al giorno, la metà di quanto dichiarato in busta paga. La sua morte è passata nell’indifferenza delle istituzioni e dei media. Ben sappiamo che la propaganda è cosa ben diversa dall’informazione ma non è più tempo per Vittime di serie B. Sappiatelo: in casi come questo c’è da vergognarsi di essere italiani e smetterla di lamentarsi per ogni cosa, tragedie come questa ci lasciano senza parole. Quanto accaduto deve comportare riflessioni urgenti sulle condizioni dei braccianti agricoli. Sono necessari interventi mirati delle Istituzioni per debellare il fenomeno del caporalato che è ancora tanto diffuso nel nostro meridione così da riuscire a mimetizzarsi nel tessuto sociale. In Italia si introduce il reato di tortura ma si consentono condizioni lavorative disumane. Controlli puntuali e specifici sarebbero sufficienti per un riequilibrio tra manodopera e datore di lavoro. Mentre parliamo di Europa la giustizia sociale in Italia è sempre un miraggio. Tiziana Montinari – Coordinatore Nazionale Dipartimento Tutela Vittime FdI-AN

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