“E’ ora di smetterla con le bugie e la disinformazione sull’Imu prima casa: i cosiddetti ‘ricchi’ l’hanno sempre pagata, anche quando si chiamava Ici e il governo Berlusconi l’abolì del tutto. Infatti, l’imposta restava in vigore per le abitazioni signorili (cat. A/1) e per castelli e palazzi storici (A/9).
Chi vive nel lusso e gode di una rendita eccezionale, che gli consente di abitare in abitazioni di pregio, ha sempre continuato a pagare l’Ici, e oggi l’Imu. La riforma voluta dal centrodestra applicava l’esenzione a tutte le prime case che non fossero di pregio, e tale deve tornare ad essere. Non si può continuare a definire ‘ricco’ chi possiede una casa o un villino dove vive con la propria famiglia. I veri ricchi, infatti, non solo vivono in abitazioni già classificate come ‘signorili’ e quindi sottoposte all’imposta, ma in genere hanno proprietà multiple (al mare, in montagna, appartamenti da affittare…), sulle quali continueranno a pagare l’imposta come ‘seconde’ case. La proposta del Pd per riservare l’esenzione solo a una determinata fascia di reddito, o di rendita catastale, non colpisce solo i presunti ricchi, ma anche una larga fascia di ceto medio ormai sempre più impoverito, soprattutto nelle aree metropolitane. Non è un mistero, infatti, che le rendite catastali sono più alte nelle città (e toccano livelli record a Roma), dove a parità di reddito ci sono famiglie che pagano imposte più alte che non riescono più a sostenere. Colpendo le rendite catastali più alte si colpiscono i cittadini che risiedono nei comuni più virtuosi, che le rendite le hanno aggiornate, mentre chi vive nei comuni dove il catasto è fermo e inefficiente godrà di esenzioni e agevolazioni. Un’altra ingiustizia che non ci possiamo permettere. Il Vice Ministro Fassina la smetta di fare resistenza contro l’abolizione dell’Imu prima casa, e il PdL non accetti mediazioni al ribasso pur di tirare a campare al governo”.