“Nel 1949 la Contessa Govone donò un terreno e un fabbricato alle Suore vincolandone l’uso ad asilo anche in caso di future vendite o cessioni. Per 70 anni questo asilo – l’unico in zona – ha cresciuto 5 generazioni delle tante famiglie che abitano qui, per poi essere misteriosamente chiuso nell’estate del 2016, nonostante le iscrizioni e senza spiegazioni.
Nel settembre 2017 gli abitanti si accorsero dei movimenti degli operai all’interno dell’edificio e pensarono ad una prossima riapertura del servizio. Però i lavori venivano fatti di notte, senza le necessarie autorizzazioni di cantiere affisse per il pubblico. La notizia dell’apertura del Centro di accoglienza che sostituisce l’asilo Govone è arrivata per caso dall’autista di un camion carico di arredi che ha chiesto informazioni alle due del mattino ad un passante.
Questa terra di nessuno, con alle spalle nove morti bianche in trentacinque anni di servitù alle industrie del petrolio, è abitata da operai e sta pagando un prezzo altissimo a causa della crisi.
Non ci sono più sogni, hanno chiuso i negozi, hanno chiuso la piscina, ha chiuso l’asilo e quindi la scuola elementare, unico servizio rimasto, presto seguirà lo stesso destino.
Rimarrà il nulla.
Nel compenso nei ruderi dell’ex Eni si è insediato un centro sociale abusivo, mentre nei resti della piscina trovano riparo una ventina di persone senza tetto: queste sono aree in cui la polizia non entra e sono persone delle quali nessuno si occupa, tantomeno coloro che si dichiarano a favore dell’accoglienza.
Sono gli abitanti “razzisti” di Multedo a continuare a portare cibo e coperte a questi senza tetto, per lo più italiani, perché quando l’accoglienza non rende soldi allora rimane un problema dei cittadini. E così, un domani, sarà anche per i migranti quando verranno abbandonati per le strade, in questo nulla, dagli speculatori che non avranno più interesse ad accoglierli.
Qui a Genova il giudice, non tenendo minimamente conto di tutti questi fattori (rappresentati in udienza e negli atti processuali) e delle legittime richieste in ricorso di 1080 persone, ha anche condannato gli abitanti al pagamento salato delle spese processuali (oltre 10mila € per due udienze), in modo da ricordare che in questo Stato non si possono creare precedenti a favore della popolazione.
La vittoria di Don Martino – che ha dichiarato su Repubblica di gestire ben 350 migranti con una entrata annuale di circa 4,5milioni di euro – è una vittoria vuota che crea una irreparabile frattura con i cittadini di Multedo che si sentono abbandonati e da la percezione esatta di quanto rende sfruttare la finta accoglienza dei clandestini.
I cittadini che tutelano un diritto indispensabile dei loro figli, e cioè quello dell’istruzione, vengono invece ridicolizzati e definiti anche “razzisti”.
In questa situazione drammatica dove anche il ricorso d’urgenza è rigettato dal Tribunale, non rimane loro che
giocarsi l’ultima carta, ovvero la possibilità di instaurare una causa di merito al fine di fare rispettare la donazione modale della Contessa.
In questa battaglia nessun militante “democratico”, nessun esponente dei centri sociali, che ogni giorno dicono di battersi per la giustizia ed i diritti hanno avuto anche una sola parola di sostegno per le famiglie.
Si sono invece affrettati a ricoprire di insulti, minacce e pure promesse di violenze fisiche il nostro consigliere comunale di Genova Alberto Campanella, che fin da subito ha sostenuto la battaglia di riapertura del nido, attaccando e denigrando in ogni modo la sua figura politica e professionale.
A questi violenti dei centri sociali, agli antagonisti di sinistra, ai cortei antifascisti, alla becera stampa di sinistra, rispondiamo che nessuna minaccia ci può intimidire, e che la battaglia continua.
Noi andremo oltre questo muro di vergogna e di omertà.
Chiediamo, perciò, l’aiuto di tutti gli Italiani per la creazione di un fondo spesa da destinare ai cittadini di Multedo – per lo più operai – per saldare il pagamento delle spese legali disposto dal Giudice e andare avanti con la causa di merito.”
Cinzia Pellegrino, Coordinatore Nazionale del Dipartimento tutela Vittime di FdI
Avv. Alberto Campanella, Referente del Dipartimento per la Provincia di Genova e consigliere comunale a palazzo Tursi.