“Il ritardo con cui si sta affrontando il problema della scuola è imputabile solo al governo. In Parlamento infatti si è sviluppato un fronte trasversale a sostegno delle scuole paritarie e private che sta dando i suoi frutti con finanziamenti, benché scarsi, anche se fin qui orientati alle sole paritarie”.
È quanto ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia intervenendo durante l’audizione del ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri.
“Ci batteremo in commissione per aumentare la dotazione – ha aggiunto – perché questo settore coinvolge 900mila studenti e 200 mila tra insegnanti e altro personale. Parte di queste scuole rischia di non riaprire a settembre. La scuola pubblica è in grado a settembre di ospitare una parte di quegli studenti, si presume possano essere circa 400mila provenienti da quegli istituti che non riapriranno a causa degli scarsi contributi dello Stato? E lo Stato a sua volta è in grado di riaprire o ristrutturare gli istituti chiusi o fatiscenti per garantire distanziamento sociale ai vecchi iscritti e ai nuovi e ad assumere in quantità nuovo personale? Non credo, dunque occorre che il Governo si faccia bene i conti perché, come recita un detto: o è zuppa o è pan bagnato”.
“C’è un altro problema che l’esecutivo fa fatica a focalizzare – ha precisato Rampelli – quello delle scuole private, in particolare gli asili da 0-3 e 0-6 anni. Mentre sulla paritaria una prospettiva si è aperta, sugli asili nido, nella stragrande maggioranza esistenti per iniziativa esclusiva dei privati, non è previsto nulla. Eppure si tratta di servizi fondamentali che vanno a coprire l’assenza di asili nido pubblici. Se non vengono sostenuti, accadrà che queste realtà socio-educative e imprenditoriali dovranno chiudere. Al livello sociale accadrà che uno dei due genitori, presumibilmente la madre, a settembre dovrà licenziarsi dal lavoro e restare a casa”.
“Torniamo indietro di 50 anni. Quindi – ha concluso – si aggiornino le linee guida destinate agli asili nido e si reperiscano risorse da destinare come risarcimento a queste strutture visto che il pubblico non riesce a coprire le esigenze neppure della metà delle famiglie italiane”.