La convention della componente più critica: «No al sostegno a Monti, no a Berlusconi candidato premier, no a un Pdl travolto dagli scandali»
L’articolo di Fabrizio De Feo su Il Giornale
Nel giorno delle primarie che dovevano essere e non sono state, Giorgia Meloni e Guido Corsetto lanciano il loro grido di battaglia. La strana coppia, « il gigante e la bambina», l’«articolo il» della politica italiana (tra i due ballano circa 40 centimetri di altezza), convocano le loro «Primarie delle idee», una manifestazione che punta a dare spazio a coloro che dentro il Pdl (o forse fuori?) vogliono dire no ad operazioni tecnocratiche lontane dalla volontà popolare e all’invadenza dell’Unione Europea, rivendicare l’orgoglio del centrodestra e puntare sulla partecipazione dal basso. La scommessa si rivela vincente, al meno in termini numerici e di riuscita della manifestazione. E la soddisfazione si legge negli occhi dei due protagonisti che un po’ stupiti osservano le quasi duemila persone stipate dentro l’Auditorium di Via della Conciliazione mentre un altro migliaio segue l’evento su uno schermo posto sulla grande via che porta a Piazza San Pietro, con la Meloni che ironizza: «O siamo noi, o è il Papa».
Crosetto, invece, prende spunto da un video sugli uomini di coraggio che si conclude con l’inevitabile riferimento al Signore degli anelli, per fare sfoggio di autoironia: «Viste le nostre differenze fisiche, direi che oggi qui si celebra l’alleanza tra gli uomini e gli hobbit. Non dico gli elfi perché so bene che erano troppo belli…». Un gioco che si conclude con l’ex sottosegretario alla Difesa che senza grande sforzo prende in braccio la Meloni. Ma al di là delle battute e del legittimo compiacimento per una convocazione popolare al di fuori dei consueti schemi di corrente o di partito, il fronte guidato dal «liberale» e dall’«identitaria» è pronto a fare sul serio e, se necessario, intraprendere una nuova avventura politica. «Non siamo qui per spartirci le poltrone né il potere» dice Crosetto. «Se avessimo voluto fare questo ci saremmo uniti a coloro che dopo averlo avversato, oggi chiedono a Monti di candidarsi leader del centrodestra. Mi fanno pensare a Mussolini che organizza una festa per Badoglio». Un sentimento antimontiano confermato e amplificato dai fischi che si levano dal pubblico quando sul maxi-schermo appaiono, in un video, le immagini del premier insieme a Silvio Berlusconi. «Un centrodestra credibile o ha Scajola e Dell’Utri o ha me e la Meloni» attacca Corsetto. «La credibilità non la si guadagna cambiandone i colori o il nome, ma con le persone». In sala, ad ascoltare i due capofila del movimento, anche Mario Mauro, insieme a Francesco Storace, Alfredo Mantovano, Fabio Rampelli, Marco Marsilio, Giuseppe Moles, Deborah Bergamini e Marco Taradash. Ma anche gli europarlamentari Carlo Fidanza, Elisabetta Gardini (che conduce il dibattito) e Marco Scurria. Oltre a una presenza a sorpresa (ma non troppo): quella di Mario Vattani, già console italiano a Osaka (richiamato in patria dalla Farnesina per aver partecipato a un festival di rock identitario di Casa-pound) e ora interessato a un progetto che riporti al centro del dibattito la sovranità nazionale. Di certo dal palco vengono dettate condizioni chiare. Una minaccia di scissione riassumibile in tre secchi «no».
«No al sostegno a Monti», «no alla candidatura Berlusconi» a cui pure viene chiesto di continuare a lottare orgogliosamente e in prima persona, «no a un Pdl travolto dagli scandali». Condizioni non negoziabili. Perché come dice la Meloni: «Noi vogliamo un luogo dove poter lottare e trasformare i nostri sogni in realtà. Se quel luogo è il Pdl lo dobbiamo sapere subito. Perché se non lo è siamo pronti a costruirne noi uno nuovo. Con le idee e con chiunque voglia starci».