“L’assurda vicenda di Alfie, Charlie, Isaiah e degli altri bimbi morti con la sospensione di cure, giustifica un vero e proprio omicidio di Stato, di cui la Gran Bretagna si è fatta antesignana con il Liverpool Care Pathway. Parliamo di un protocollo che prevede la morte per interruzione dell’alimentazione, dell’idratazione e della ventilazione accompagnata da dosi letali di sedativi, che in 30 anni ha decretato l’uccisione per fame e per sete di 200 mila persone l’anno, di cui 40 mila private di cibo e acqua ad insaputa dei loro parenti. Ancora più interessante è che un protocollo particolare per i bambini, intitolato “Liverpool Pathway for the Dying Child”, sia stato redatto dal Royal Liverpoll Children’s Trust in collaborazione proprio con l’Alder Hey Hospital dove era ricoverato Alfie.
Curioso anche il fatto che l’LCP fu promosso come uno strumento normativo che desse più importanza al rapporto medico-paziente e più margine decisionale a quest’ultimo. Peccato che ad esempio, nel caso di Alfie il paziente non fosse in grado di “decidere” e che perfino i suoi genitori fossero contrari alla sospensioni di cure.
Nulla ha a che fare, perciò, la morte di Alfie con questioni religiose, filosofiche o addirittura con la pretestuosa scusa dell’”accanimento terapeutico”, ma è la foto di una pericolosa ideologia che rasenta l’eugenetica e che va subito fermata per la tutela del diritto alla vita.
Come donna, sono indignata e preoccupata per le conseguenze che questo tipo di pensiero possa portare nella nostra società, che si apre di fatto ad una visione spartana del mondo, dove bimbi malati, anziani e disabili possono essere buttati dalla rupe perché giudicati inadatti a vivere o perché hanno un elevato costo sociale e sanitario.”