Anche quest’anno come Dipartimento tutela Vittime di FdI aderiamo convintamente alla Marcia per la Vita, perché crediamo che il diritto di ciascuno a nascere sia un bene fondamentale e imprescindibile, e che non debba rispondere ad alcun criterio egoistico e di comodità.
Bisogna, innanzitutto, recuperare il valore della maternità e della paternità e riscoprire la bellezza dell’essere genitore, ruoli fondamentali sia per una crescita personale dell’individuo che per la creazione di una società stabile e matura.
L’aborto non può essere una forma di contraccezione, né uno strumento che consente di vivere da eterni peter pan. Stiamo costruendo un mondo dove esistono solo diritti, senza doveri e responsabilità, dove non vogliamo imbatterci in nessuna difficoltà e perdurare in situazioni di comodo.
Siamo giunti perfino a generare il movimento “Child Free”, letteralmente “liberi da bambini”, dove alcuni scelgono la sterilizzazione per poter praticare il sesso libero e non dover incappare “accidentalmente” in una gravidanza. Siamo veramente all’assurdo, se consideriamo che si tratta di interventi non reversibili, che non restituiranno la facoltà di procreare quando quell’adulto tornerà sul suo capriccio e vorrà avere un bambino.
La legge sull’aborto in Italia ha prodotto 6 milioni di Vittime innocenti e, diciamolo chiaramente, certamente non tutti interventi indispensabili perché la prosecuzione della gravidanza metteva in pericolo la vita della madre o del figlio.
Chiamiamo le cose con il proprio nome: la legge 194 è a tutti gli effetti una strage di Stato legalizzata e credo che sarebbe più opportuno intervenire sull’ampliamento delle tutele di assistenza nel caso una donna abbia seri problemi economici, psicologici, familiari o sia vittima di abuso, piuttosto che accompagnarla in un percorso abortivo.
Percorso che, infine, non dimentichiamo essere sempre un trauma a livello fisico ed emotivo e che troppe volte incide sulla facoltà di intraprendere nuove relazioni e nuovi gravidanze.