“A Troia (FG) una giovane donna, moglie e madre, dopo una violenta lite domestica è stata accoltellata dal marito mentre i figli chiedevano aiuto ai vicini. L’uomo, dopo l’aggressione omicida, ha tentato l’estremo gesto ferendosi all’addome.
Non è più tempo di augurarci che tali eventi non accadano più, non basta la speranza. C’è bisogno di altro: un ampio coinvolgimento tra Stato, scuole, associazioni, servizi sociali e famiglie. Un investimento di responsabilità che riguardi tutti e, infine, quella certezza della pena tanto anelata dai parenti delle vittime e mai messa in pratica da chi di dovere.
Fratelli d’Italia con il suo Dipartimento Tutela Vittime è da sempre dalla parte di chi soffre e continuerà a battersi per la tutela dei più deboli e per promuovere la prevenzione e il rispetto della persona. I ragazzi sono l’anello debole di queste famiglie deflagrate dall’incomprensione che sfocia nell’estrema conseguenza della violenza. Lo Stato deve riconoscerli come soggetti che vivono circostanze speciali e deve farsi carico della loro assistenza, perché molto spesso rimangono da soli, senza più madre e con un padre in carcere. Nel solo 2017, l’omicidio di 114 donne ha causato anche 70 nuovi orfani che si vanno a sommare agli oltre 1600 stimati dal 2000.
A dicembre è stata frettolosamente archiviata da questo Governo la ‘pratica’ del Fondo per le Vittime di crimini domestici, una legge che pur rappresentando un primato all’interno delle normativa europea, è piena di errori tecnici e contraddizioni, come d’altronde la maggior parte delle nuove leggi realizzate in questa Legislatura.
L’insieme di norme approvate il 21 dicembre 2017 – nonostante traguardi importanti come il gratuito patrocinio per i figli sia in sede penale che civile, il sequestro conservativo dei beni dell’indagato e la previsione della sua indegnità a succedere in caso di condanna, la possibilità per i figli dell’omicida di cambiare cognome – la riforma non è certamente quello che avremmo voluto, sorta dalle consuete strumentalizzazioni operate da una certa frangia del Pd a danno della famiglia tradizionale. Si legittima così, ad esempio, la possibilità di accesso al fondo un figlio nato con la pratica dell’utero in affitto con il padre che ha fornito il materiale genetico che uccide il partner dell’unione civile rimanendo ancora in vita la madre che lo ha partorito. Sia chiaro che nessuna discriminazione deve essere fatta per quanto riguarda i bambini, ma questa legge non deve essere la scorciatoia che legittima di fatto perciò la pratica stessa dell’utero in affitto.
Ad essere discriminato invece è quell’orfano di entrambi i genitori uccisi per esempio dalla criminalità organizzata o da uno stalker che insidiava la donna, non essendoci a monte né matrimonio, né divorzio, né unione civile, né relazione affettiva.
E’ importante, perciò, che il Parlamento riprenda in esame questa legge in futuro, al fine di garantire una effettiva tutela per tutti quei figli che vivono una tragedia così ingiustificabile.”
Cinzia Pellegrino, Coordinatore Nazionale del Dipartimento tutela Vittime di FDI-AN
Antonella Zuppa, membro dell’Assemblea Nazionale e Referente del Dipartimento per la provincia di Foggia