«Illustre Signor Presidente della Repubblica, Ci rivolgiamo a Lei per ottenere una Sua autorevole valutazione riguardo una questione che investe la Corte Costituzionale, il massimo organo di garanzia del nostro ordinamento».
Lo scrive il presidente dei Deputati di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, nella lettera inviata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e pubblicata oggi da “Il Giornale”.
«Come noto, il comma 5 dell’articolo 135 della Costituzione stabilisce che “la Corte elegge tra i suoi componenti, secondo le norme stabilite dalla legge, il Presidente, che rimane in carica per un triennio, ed è rieleggibile, fermi in ogni caso i termini di scadenza dall’ufficio di giudice”. La Carta prevede, quindi, che la carica di Presidente della Consulta sia di natura elettiva e che il mandato duri, di norma, tre anni, o anche sei anni in caso di rielezione – continua Meloni -. A fronte di ciò, invero, una prassi più che consolidata negli anni vuole che, volta a volta, venga indicato alla carica di Presidente il membro più anziano della Corte, che cessa dalla carica prima della scadenza del triennio per sopraggiunti limiti di età, dando spazio al successore anagraficamente più prossimo. In molti casi la Presidenza è assunta per pochissimi mesi, forse nemmeno necessari per istruire ed organizzare il lavoro connesso alla funzione. Ne consegue che, salvo rarissime eccezioni, tutti i giudici della Corte cessano il loro incarico con la carica di Presidente.
Tale circostanza, tuttavia, determina, a favore del Presidente cessato, il beneficio di ottenere un trattamento pensionistico ed una indennità maggiorate rispetto al diritto acquisito sino all’assunzione della carica presidenziale.
Pur comprendendo che tale comportamento rientra nelle potestà dell’Organo e nei profili di legittimità, ci chiediamo e Le chiediamo, Illustre Presidente, se tutto questo non risulti essere una “elusione” di quanto stabilito dai Costituenti, finalizzata non al miglior funzionamento della Corte, ma all’ottenimento di un vantaggio personale da parte dei suoi membri.
La circostanza appare stridere con la giusta ma dolorosa riforma pensionistica che impone alle giovani generazioni il diritto al vitalizio commisurato e limitato all’entità dei contributi effettivamente versati, ma diviene addirittura odiosa, ove si rammenti che la stessa Corte Costituzionale ha recentemente ritenuto, con sentenza 116/2013, di bocciare il contributo di solidarietà sulle “pensioni d’oro” e sancito che le stesse sono di fatto intoccabili anche per il futuro. Comprese quelle scaturite grazie alla “rotazione” della Presidenza adottata dalla Corte stessa.»
«In questa drammatica fase dell’economia, in cui l’intera Nazione è chiamata a grandi sacrifici, non vi è chi non veda – Signor Presidente – come il sistema autoreferenziale instaurato all’interno della massima Corte rischi, se non di tradire lo spirito della Costituzione, certamente di far perdere prestigio e credibilità alle Istituzioni, acuendo quello iato tra i cittadini e lo Stato che Ella ha più volte autorevolmente denunciato all’attenzione della politica tutta.
Alla luce di quanto esposto, ed in considerazione della Sua affermata e riconosciuta sensibilità, Le chiediamo, Signor Presidente, di voler esercitare il Suo alto ruolo di indirizzo verso i membri della Consulta perché cessi definitivamente una consuetudine che non si addice al prestigio della Corte Costituzionale. Questo Suo autorevole intervento sarebbe, altresì, di stimolo alle Istituzioni tutte per mettere definitivamente fine a tutte le pratiche similari che consentono, grazie ad anacronistiche norme, a pochi ma influenti privilegiati di vedersi riconosciuta dallo Stato una “pensione d’oro” non corrispondente agli effettivi contributi versati e spesso, purtroppo, neppure ai servigi offerti alla Nazione.Con Stima ed Osservanza», conclude Meloni.
Roma, 15 ottobre 2013