“10 febbraio, dalle foibe all’esodo”. Il libro di Roberto Menia è stato presentato oggi al Senato. Un testo che raccoglie le testimonianze crude di chi visse la tragedia delle foibe e ciò che ne seguì.
“Quella per l’istituzione della Giornata del Ricordo – ha sottolineato il vicepresidente del Senato Ignazio La Russa – fu una battaglia tutt’altro che facile che durò mesi e che vide anche 12 voti contrari da parte dell’estrema sinistra, la stessa che ancora oggi vuole reintepretare la Storia facendo una macabra contabilità dei morti”.
“Questo libro – ha affermato Roberto Menia – non ha la pretesa di essere un testo storico ma una testimonianza anche dell’effetto che le foibe produssero, e cioè l’esodo, che rappresenta una tragedia e una ferita nella storia nazionale non inferiore a quella della cronaca delle stragi compiute dai titini in Italia nella fase conclusiva della guerra. L’esodo ha rappresentato una mutilazione non solo territoriale ma soprattutto sociale e culturale che ha strappato 350mila persone alle proprie case e ai propri affetti per portarle lontano dalla propria terra e nei campi profughi”.
Al convegno è intervenuto anche il saggista Marcello Veneziani, per il quale “a 75 anni da quei tragici eventi sarebbe stato auspicabile un clima sereno senza livori e senza rivendicazione di appartenenze, invece è in atto un’operazione di monopolio della storia e del rispetto dei fatti, non siamo in presenza di una memoria condivisa ma anzi siamo di fronte alla mancanza di rispetto anche della storia divisa e alla rilettura storica”.
All’incontro sono anche intervenuti il presidente del Comitato 10 febbraio, Emanuele Merlino, per il quale “il libro di Menia rappresenta un altro tassello fondamentale per il consolidamento della memoria nazionale a differenza di iniziative divisive che tentano di mistificare la realtà dei fatti”, il direttore dell’Archivio Museo di Fiume-Roma, Marino Micich, il direttore de Gli Italiani, Giuseppe Sanzotta, e il direttore del Tg2, Gennaro Sangiuliano, il quale, nel ricordare la mozione approvata recentemente dal Parlamento europeo che equipara nazismo e comunismo, ha evidenziato come il valore del libro di Menia sia quello di aver “dato spazio ai racconti individuali perché è proprio sulla narrazione dei fatti individuali che si può ricostruire una memoria condivisa”.