L’Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati nella seduta del 14 maggio ha compiuto una grave scorrettezza istituzionale nei confronti del Parlamento, ingenerando, oltretutto, nei cittadini l’idea che si ragioni nell’ottica della “casta”. Si è discusso, infatti, della richiesta di un deputato di iscrivere all’assistenza sanitaria integrativa, fondo obbligatorio alimentato finanziariamente, per la verità, dai deputati, anziché il coniuge, il suo compagno omosessuale. Il mio voto quale componente dell’Ufficio di Presidenza in quota Fratelli d’Italia è stato contrario. Non tanto nel merito del tema rispetto al quale non ho una posizione definita, quanto sul piano procedurale. La maggioranza di sinistra all’interno dell’Organo, infatti, con l’acquiescenza del resto dell’Ufficio, fatta eccezione per Fratelli d’Italia e la Lega, in occasione della Giornata per lotta all’omofobia, ha cercato di dare una valenza politica ad una decisione amministrativa. Che l’Organo di autogoverno di uno dei rami del Parlamento riconosca un diritto alle coppie omosessuali è evidentemente un atto che va al di là della decisione nel merito e appare un modo per sostituirsi al Legislatore che da oltre venti anni si interroga sul tema senza risolverlo per un’evidente lacerazione e indecisione nella società italiana. Paradossalmente, poi, in un suo intervento pubblico lo stesso deputato beneficiario del provvedimento ha voluto chiarire che l’obiettivo della sua parte politica era aggirare la sede giuridicamente competente, il Parlamento, e quindi la sovranità popolare. Aver, peraltro, riconosciuto solo ai compagni omosessuali dei deputati un diritto ingenera il dubbio se non la certezza che ancora una volta la “casta” ha più diritti degli altri e questo con la scusa della battaglia sui diritti, non di tutti però….
Il Pd e Sel, ancora una volta, dimostrano la volontà di calpestare la dialettica democratica al solo scopo di far dimenticare evidentemente il fallimento politico della loro coalizione che cerca con questi mezzucci di rabbonire il proprio elettorato, tradito da scelte poltronistiche filogovernative, filo-bancarie che oramai guidano le loro scelte in materia economico-sociali.
Senza voler entrare nel merito della vicenda amministrativa e neanche sul tema dei diritti delle coppie omosessuali, che va affrontato con serenità e senza pregiudizi, ma neanche con l’arrendevolezza imposta dal politically correct, la Presidenza della Camera ha voluto esercitare un ruolo politico che, invece, è proprio delle Camere parlamentari strumentalizzando così un Organo che deve attenersi scrupolosamente al suo ruolo squisitamente di autogoverno e amministrativo dell’Assemblea.