CASE POPOLARI: “UNA RIFORMA IN DUE STEP, ANZI TRE…”
Marco C. Cecconi (*)
A partire dell’insediamento nel luglio scorso della nuova giunta comunale di Terni della quale sono stato chiamato a far parte – giunta di centrodestra che ha ereditato, dalla precedente Amministrazione a guida pluridecennale PD, un Comune in stato di conclamato dissesto e una conseguente gestione commissariale – riscrivere le regole in materia di assegnazione delle cosiddette “case popolari” è stata una delle mie priorità: con l’obiettivo di costruire una corsia preferenziale a vantaggio degli italiani e dei ternani, di quanti sono realmente radicati nella nostra comunità, hanno realmente bisogno, rispettano le
regole e non giocano a fare i furbi.
PRIMO: UN NUOVO REGOLAMENTO COMUNALE
La prima cosa a cui ho messo mano è stato il regolamento comunale, per modificare il quale mi ero già fortemente battuto, contro tutto e tutti – dai banchi dell’opposizione – nella precedente consiliatura (la mia prima esperienza da consigliere). Dopo che il nuovo testo sarà definitivamente approvato nei prossimi giorni dal consiglio comunale, i 4 punti assegnabili dal Comune a chi richiede un alloggio di edilizia residenziale pubblica potranno essere attribuiti in totale a chi risulti essere residente nel nostro territorio comunale da almeno 15 anni: perché, certamente, di situazioni di disagio e di bisogno ce ne sono moltissime, ma ho inteso privilegiare innanzitutto i ternani (di nascita o acquisiti) che le scontano da più tempo, vivendo nella nostra città stabilmente.
SECONDO: LA RIFORMA DELLA LEGGE REGIONALE
Secondo obiettivo: modificare, attraverso una serie di emendamenti, la legge regionale di settore – si tratta della legge 23 del 2003 della Regione Umbria (successivamente modificata più volte) – al duplice scopo, da un lato, di rendere decisamente più stringenti e trasparenti i requisiti di accesso e dall’altro, più in generale, creare un quadro normativo coerente.
REQUISITI STRINGENTI
Molte le novità che chiedo di introdurre. Gli stranieri che ambiscono all’assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica, per esempio, dovranno dimostrare di essere in possesso di un permesso di soggiorno di lungo periodo, almeno biennale. A tutti verrà richiesto di esercitare un’attività lavorativa stabile ed esclusiva in Umbria da almeno 5 anni. Per tutti la dichiarazione-ISEE – sottoposta ai necessari
accertamenti – dovrà essere completa anche dei dati relativi alla proprietà di altri immobili: posto che tale proprietà, in Italia e all’estero, è condizione tassativa di esclusione. E che, per dimostrare di non possedere abitazioni di sorta né in Italia né altrove, le autocertificazioni saranno ammesse e ritenute sufficienti solo se la loro veridicità è verificabile dall’autorità italiana mentre, in tutti gli altri casi (extracomunitari provenienti da Paesi con i quali non intercorrano convenzioni internazionali al riguardo), sarà richiesta idonea certificazione dello Stato estero di riferimento, corredato da traduzione autentica a cura dell’autorità consolare italiana. Se le modifiche che chiedo verranno approvate, non si potrà inoltre ottenere una ‘casa popolare’ se, nel caso di una precedente assegnazione, ci si è resi responsabili di un’inadempienza che negli ultimi 5 anni ha determinato la decadenza o la risoluzione del contratto (cosa che vale per tutti i componenti del nucleo familiare). Altrettanto accadrà nel caso di occupazioni abusive: regola qui resa ancora più rigida dalla previsione in questo caso dell’impossibilità di partecipare a nuovi bandi se si è stati raggiunti da un provvedimento del Comune per occupazione illegale di un immobile, per i 5 anni successivi al rilascio o al recupero coattivo dello stesso. Molto restrittive, inoltre, anche le regole che ho chiesto di introdurre per mettere fine alla prassi diffusa dei subentri arbitrari (da parte di figli o altri congiunti di precedenti assegnatari), nonché a quella – utilizzata non di rado per aggirare surrettiziamente gli ostacoli di legge – della costituzione “ad hoc” di nuovi nuclei familiari.
TERNI “CAPOFILA”
Come sto cercando di veicolare queste proposte di modifica? Ho coinvolto altri Comuni della nostra regione, ovvero Perugia, Amelia, Todi, Spoleto, Umbertide, Deruta e Bastia: nuove Amministrazioni di centrodestra (finalmente!) che si sono mostrate quantomai sensibili all’argomento e disponibili ad essere della partita. Poi ho deliberato in giunta gli emendamenti proposti alla legge regionale, quindi ho trasmesso la delibera di Terni alle altre Amministrazioni di cui sopra, in modo che facciano altrettanto. Acquisite queste adesioni, le richieste di modifica saranno quindi trasmessi al CAL (il Consiglio delle Autonomie Locali) in virtù del potere di iniziativa legislativa attribuito all’organismo. E, per questa via, le proposte di modifica approderanno al voto del Consiglio regionale.
UNA BATTAGLIA DI CIVILTÀ
Considero questo obiettivo come un fatto storico, nella forma e nella sostanza. La Regione non potrà ignorare una richiesta di cambiare le regole così forte, proveniente dal basso ovvero da ben 8 Comuni importanti del territorio, tra cui i due capoluoghi. Sullo sfondo, oltretutto – terza questione – a Terni c’è una convenzione con l’ATER che va riscritta: per chiedere, come ho già chiesto, seri interventi di manutenzione su troppi immobili destinati a questo uso in condizioni pessime. Per tornare alle modifiche della legge regionale, quello che andiamo a chiedere è molto semplice: basta con gli abusivismi di ogni tipo; tolleranza zero con chi ha già dimostrato di non rispettare le regole o chi cerca un modo per eluderle. A garanzia di chi ha davvero bisogno. Per me, per noi, una battaglia di civiltà, che intendiamo portare avanti fino in fondo anche nei palazzi regionali.
(*) assessore al welfare, servizi sociali e solidarietà, volontariato, politiche abitative, edilizia residenziale pubblica, politiche per gli anziani, politiche per la disabilità, politiche per l’immigrazione e l’integrazione, politiche sociali per le periferie urbane, trasparenza