«La svendita dei gioielli di famiglia che si appresta a fare il governo Letta è l’ennesimo colpo in aria e a scoppio ritardato sparato contro la crisi. Letta, figlio di Monti e cugino della Merkel, sta governando l’Italia su mandato di poteri finanziari sovranazionali, contro i cittadini italiani e l’interesse nazionale. La svendita delle aziende pubbliche in questa fase di depressione economica ci farà totalizzare un’elemosina e non servirà a nulla.
L’intero importo che verrebbe ricavato dalla vendita di quote delle nostre aziende, spesso strategiche, equivarrebbe infatti a 12 miliardi di euro, una cifra ridicola che non fa nemmeno il solletico agli oltre 2000 miliardi di debito pubblico accumulato».
E’ quando dichiara il vice capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli.
«La verità – ha aggiunto – , di cui i fanatici del rigore non vogliono tener conto, è che l’unico modo per intaccare il debito è quello di non creare povertà e, quindi, di aumentare la produzione, uscire dalla recessione, creare nuova occupazione e nuove imprese, alimentare i consumi, attrarre gli investitori, promuovere i talenti. In particolare, riguardo alla possibilità di aumentare il Pil, dovremmo teoricamente mettere in campo nuove Eni, Enel, Poste, Cassa depositi e prestiti, Fincantieri, ecc. ovvero efficientare quelle che abbiamo per aumentare il volume d’affari di ciascuna. E invece arriva come una mannaia la ricetta ‘tardo-liberista’, quella che farà rivoltare nella tomba Enrico Mattei, svendere le eccellenze italiane o parti di esse nel peggiore momento possibile, fare esattamente ciò che il circuito mondiale della finanza aveva programmato: impoverire i paesi europei indebitati (perché Usa e Giappone hanno sovranità monetaria e non rispondono ai diktat della Germania) costringendoli a un rigore insostenibile e passare con il carrello della spesa a fare acquisti. Fratelli d’Italia farà tutto quanto in suo potere per fermare questo suicidio».
Roma, 22 novembre 2013