Inizia dallo storico mercato di via Sannio, a ridosso delle antiche Mura Aureliane e della Basilica di San Giovanni la prima videopasseggiata di Architettura e Comunità del deputato Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e, appunto, architetto.
“Ho pensato che le bellezze conosciute negli anni attraverso la mia attività, inquadrate in un contesto di comunità e assistite dai miei studi universitari valgano la pena di essere raccontate in video pillole di pochi minuti.
Ho iniziato per caso dallo storico e popolare mercato, ora chiuso a causa del coronavirus, di Via Sannio, che costituisce uno dei punti caratteristici del commercio all’aperto della Capitale, frequentato da famiglie di ogni specie e da migliaia di giovani.
Chi non è andato in campeggio senza passare per qui? Chi non ha provato l’ebrezza di acquistare abiti usati “tutto a mille lire”? Chi non ha cercato abbigliamento o accessori militari su questi banchi, alcuni ancora montati su cingoli dei vecchi carri armati italiani della Seconda guerra mondiale?
Il mercato nasce da un conflitto tra i commercianti del mercato di Piazza Vittorio e i ‘bancarellari’ abusivi alla fine della seconda guerra mondiale. Le autorità prima trasferirono gli abusivi nella vicina piazza Dante e poi, dal 1957, lo spazio definitivo divenne via Sannio, ai piedi di Porta San Giovanni.
Costituito da duecento banchi, coperti da tettoie di fortuna, reti e reticolati, il mercato oggi si presenta come una degradata baraccopoli.
Da qui sono passati tutti i sindaci di Roma, compresa la Raggi. Tutti hanno fatto promesse per riqualificarlo, ma nulla è stato fatto.
La Roma post pandemia deve assumere le sue decisioni: o si riqualifica creando un mercato caratteristico di rango, da trasmettere nelle guide turistiche oppure chi l’ostacola deve avere il coraggio di chiuderlo. Questo scempio dettato dalle interdizioni delle sovrintendenze e dalla sciatteria del Campidoglio deve cessare. Se si preferiscono anonimi prati all’inglese lo si deve dire chiaro e tondo, assumendosi la responsabilità di mandare sul lastrico gli operatori e di uccidere una tradizione quasi secolare. Io preferisco l’unione dell’architettura con il sentimento, il contrasto tra l’austerità delle Mura romane e la ‘caciara’ dello storico intramontabile Mercato di Via Sannio. Di giardini incolti con l’erba alta di una savana a Roma ce ne sono anche troppi”.