“C’è stato un momento in cui anche da destra si è fatto il tifo per il Rottamatore. Ma oggi l’appeal del futuro presidente del Consiglio sta franando sotto la spinta di un’ambizione sfrenata che lo induce a pugnalare il suo collega di partito Enrico Letta. Questione di batterie scariche, elettrauto e concessionarie automobilistiche per ottenere una vettura nuova ”. Così inizia l’editoriale del deputato di Fratelli d’Italia Fabio Rampelli, su www.area- online.it, il sito della rivista mensile di cui è direttore.
“A dirla tutta, – scrive Rampelli – non è neppure questo atteggiamento arrembante l’ombra più oscura che offusca l’ immagine di Matteo, che trasforma l’enfant terrible della politica italiana in una replica, in un clone dei maestri del ribaltonismo italiano. Ciò che lo muta in una stella cadente, in una vera delusione per coloro che hanno creduto nel rinnovamento delle pratiche politiche e partitiche nostrane, sono le modalità del suo approdo a Palazzo Chigi. Nessun mandato elettorale, nessuna legittimazione popolare, senza neanche uno straccio di mandato elettivo parlamentare – non è mai stato né deputato né senatore, il sindaco di Firenze si ritroverà d’emblèe a capo del governo, capo del Pd nonché silenziatore di tutte le opposizioni interne e interlocutore privilegiato del capo dell’opposizione, Berlusconi rispetto al quale ha rappresentato un vero elisir. Era politicamente tramortito e Renzi lo ha riposto al centro della scena. Il Cavaliere poi ha le sue responsabilità: è stato lui a svolgere il ruolo di acceleratore della crisi, attraverso il patto d’acciaio sull’Italicum, le continue celebrazioni sulle testate di famiglia e quindi demiurgo del prossimo ribaltone”.
“Insomma Renzi,- osserva- proprio come Berlusconi, ha e avrà un potere immenso. Da cosa gli deriva? Semplicemente dalla sua elezione, attraverso primarie informali, senza cancellieri e notai, senza funzionari pubblici, senza una normativa di riferimento a fungere da garanzia. La solita scalata alla testa di uno dei principali partiti italiani fatta con regole casarecce. Ed è bene ricordare che i partiti sono una semplice associazione di liberi cittadini, oltretutto con ben pochi doveri prescritti dalle leggi italiane. Praticamente nulla. C’è qualcosa di vagamente totalitario in questa evoluzione del Partito Democratico in Partito- Stato, qualcosa che non ha nulla a che vedere con la democrazia liberale e il rispetto del secondo comma dell’articolo della Costituzione ‘la Sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione’ ”.
“Con ci risulta – conclude Rampelli – che le ‘forme’ siano le primarie ‘all’amatriciana’ di un partito. Alla fine, Grillo, con i suoi parlamentari pentastellati e i suoi quesiti farlocchi on-line è meno eversivo di Renzi e ha più legittimità politica del futuro premier.
Povera Italia…”
Roma, 13 febbraio 2014