di Giorgia Meloni
28 maggio 2014
Le primarie mi appassionano da sempre. Sono lo strumento migliore per rimettere le scelte nelle mani degli italiani, per fare in modo che le leadership non siano imposte dall’alto ma decise dal basso. Eppure è una sfida che in questi anni il centrodestra non ha voluto accettare. Ha rifiutato l’idea che i dirigenti del partito non debbano rispondere soltanto al loro capo ma, prima, ai cittadini. Io e altri abbiamo posto il tema fin dal 2011 e siamo stati guardati come pazzi.
Abbiamo dovuto sopportare anche la farsa delle primarie prima volute e poi cancellate da Berlusconi. Se all’epoca Alfano avesse tenuto il punto, con la stessa forza che ha impiegato per non perdere il posto al governo, se ci avessero dato ascolto, se avessimo organizzato le consultazioni tra la gente, adesso non ci troveremmo di fronte a un centrodestra polverizzato.
Propongono le primarie ora, benissimo. Ma quali partiti parteciperebbero? Quelli che governano con la Sinistra o che sostengono la Merkel? Questo è il punto centrale da affrontare prima ancora di discutere di primarie. In questi anni i sedicenti esponenti di centrodestra hanno approvato provvedimenti che non hanno niente a che spartire con le nostre idee. Hanno votato l’abolizione del reato di clandestinità, la svendita di Bankitalia, lo svuotacarceri. Hanno addirittura bocciato i tagli alle pensioni d’oro che Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale ha proposto in Parlamento.
Ecco, se vogliamo costruire il centrodestra vanno sciolti questi nodi: lasciare il governo di centrosinistra, smettere di fare finte riforme con Renzi e contro gli italiani e rivedere il posizionamento in Europa. Soltanto in questo modo possiamo ritrovarci su un terreno comune e immaginare il futuro.