“Strano Paese il nostro, dove un partito in maggioranza di governo per undici anni non ha mai proposto una legge sul salario minimo, dove i sindacati di sinistra erano addirittura contrari, salvo considerare tutti insieme il salario minimo la madre di tutte le battaglie una volta all’opposizione.
Occorre ricordare quanto scritto di seguito: ‘Rischiamo, con l’introduzione di un salario minimo legale, che un numero non marginale di aziende possano disapplicare il Ccnl di riferimento (semplicemente non aderendo a nessuna associazione di categoria), per adottare il solo salario minimo e mantenere “ad personam”, o con contrattazione individuale, i differenziali a livello retributivo, senza dover erogare né il salario accessorio né rispettare le tutele normative che ad oggi il Ccnl garantisce. La struttura dell’economia italiana e le caratteristiche di molte piccole e microimprese rischiano di favorire in misura esponenziale una vera e propria diaspora dalla contrattazione nazionale’.
Nulla da eccepire su questo pensiero, che non proviene né da esponenti di Fratelli d’Italia né dalla stessa premier Meloni. Questa, infatti, è la nota unitaria di Cgil-Cisl-Uil in audizione presso la commissione Lavoro della Camera dei deputati del 24 giugno 2019. Dove è la coerenza e la credibilità dei sindacati confederali? Si fanno gli interessi dei lavoratori o si “usano” i lavoratori per interessi di partito?”.
Lo dichiara in una nota il viceresponsabile nazionale del Dipartimento Imprese e mondi produttivi di Fratelli d’Italia, Lino Ricchiuti.