“Il pregiudizio anti romano che porta a definire la Capitale equivalente a qualunque altro comune ha già ridotto Roma sul lastrico. Ora basta. Politici codardi hanno preso le distanze dalla città di papi e imperatori per paura di mischiarsi mediaticamente con ‘Mafia capitale’, il business architettato dall’ex capogabinetto di Zingaretti sull’accoglienza, i nomi ingombranti dei Casamonica piuttosto che delle famiglie criminali Spada e Fasciani. Come se di una città strategica come Milano ci si disinteressasse a causa dei numerosi scandali che l’hanno funestata o degli affari della Ndrangheta calabrese. Un’idiozia che può portare consensi tra i tifosi faziosi di ‘Roma ladrona’, ma che rischia di tornare indietro come un boomerang. Se la Capitale è uguale agli altri comuni a maggior ragione lo sono i capiluoghi di regione pertanto in questo infantilismo dilagante tutti i comuni avrebbero diritto a ottenere i finanziamenti che lo Stato ha conferito a Milano per l’Expò, a Venezia per il Mose, a Torino per le Olimpiadi invernali, a Genova per le Colombiadi…Demagogia per demagogia c’è il rischio di diventare ridicoli. Ma mentre constatiamo che il M5S ha ceduto ai ‘no’ salviniani, mollato il Campidoglio e la Raggi, trattato il debito miliardario di Roma fatto dal Pd fino al 2008 come quello degli altri comuni, una domanda s’impone: quando Roma potrà avere un piano adeguato per equipararsi agli standard delle altre capitali europee, come scritto – su proposta di Fdi – sul programma elettorale sottoscritto anche da Salvini? Salvini e Di Maio ci dicano quando finanzieranno la Capitale d’Italia, quando ci investiranno sopra per farla tornare a essere volano del centro sud. Sia chiaro poi, avendo la Capitale un residuo fiscale tanto quanto la Lombardia e il Veneto, che nessuno potrà pensare ad approvare nuove forme di autonomia senza contestualmente affrontare il tema dei poteri speciali e del trasferimento delle proprietà, delle gestioni e delle risorse per Roma. Materia non più differibile ora che le famiglie dovranno pagare debito fino al 2050”.
E’ quanto dichiara in una nota Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi.