“C’è una giurisprudenza che tutela il lavoro del personale scolastico. Un fatto assodato, questo, ma il Ministero dell’Istruzione pare ignorarlo e continua fare di testa propria. Risultato? Si trova a pagare, con gli interessi, i sacrosanti diritti di chi, dipendente del mondo della scuola, è costretto a ricorrere a un tribunale per ottenere giustizia. Eppure in passato non sono mancati gli esempi per capire che la strada della pacifica risoluzione di un contenzioso farebbe risparmiare tempo e danaro, ma niente: dal governo preferiscono invischiarsi nelle pastoie legali, sborsare a sentenza contraria fior di soldoni ma lasciare inalterate le vecchie norme legislative così facili da attaccare tramite ricorso del personale scolastico. Il ministero non ha fatto tesoro, 2 mesi fa, della sentenza del del Tribunale di Modena, che stabiliva che il Miur restituisse le somme trattenute a 5 docenti (7mila euro a testa sui 32mila ottenuti a titolo di risarcimento per l’abusiva reiterazione dei contratti di lavoro a termine). Oggi è la mancata adozione di un decreto di ricostruzione di carriera con riconoscimento integrale del servizio svolto nel ruolo di provenienza di un docente, che una sentenza stabilisce va pagata, con gli arretrati, all’insegnante che ha fatto ricorso. Domani, è facile immaginare, altri ricorsi piomberanno su un ministero che stenta a capire quello che un bambino capirebbe: i diritti dei lavoratori non si toccano.”
Lo dichiarano i deputati di Fratelli d’Italia Ella Bucalo, responsabile Scuola, e Paola Frassinetti, responsabile dipartimento Istruzione.