Donzelli denuncia il caso di Montevarchi (Arezzo): “Studenti obbligati a partecipare a iscrizione coppia omosex a registro unioni civili, ignorante provocazione”. “A Montevarchi, in provincia di Arezzo, gli studenti delle scuole sono stati fatti partecipare obbligatoriamente alla cerimonia di iscrizione della prima coppia gay nel registro delle unioni civili del Comune. Istituire il registro delle unioni, come ha recentemente fatto il Comune di Montevarchi, è una scelta discutibile ma legittima, così com’è legittimo iscriversi una volta istituito. Ciò che è inaccettabile è che ai ragazzi venga somministrata come attività didattica la partecipazione alla cerimonia di iscrizione da parte di una coppia gay: la scuola pubblica pagata con i soldi pubblici non deve e non può essere usata per diffondere le idee della lobby gay”. Così il capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Giovanni Donzelli interviene sull’iniziativa che si è svolta sabato scorso all’auditorium comunale di Montevarchi, e alla quale hanno partecipato tutti gli istituti scolastici del territorio.
“Con la scusa delle iniziative per la Festa della donna Montevarchi ha deciso di promuovere un’iniziativa provocatoria e senza alcun senso – sottolinea Donzelli – gli studenti hanno dovuto assistere anche alla proiezione del film ‘Lei disse sì’, documentario che racconta la storia di due ragazze e del loro matrimonio celebrato in Svezia. E poi l’iscrizione della prima unione civile di due persone residenti a Montevarchi, nella fattispecie omosessuali, celebrata dalla vicesindaco Elisa Bertini. Non si capisce assolutamente quale sia il senso di portare i ragazzi ad una iniziativa del genere, piuttosto che, ad esempio, alla premiazione delle coppie che hanno celebrato le nozze d’oro, che si è tenuta appena tre settimane prima. I dirigenti scolastici siano licenziati in massa, il sindaco per fortuna sta terminando il proprio mandato e a bocciare il suo operato ci penseranno gli elettori alle imminenti amministrative: la scuola è nata e deve continuare a diffondere valori condivisi – conclude Donzelli – non può essere luogo per sfogare i capricci della lobby gay”.