La “battaglia dell’acqua” appare sempre di più come una diabolica strategia politica da situation room per creare vantaggi politici alla maggioranza regionale del PD, ormai moribonda, che si appresta ad aprire la campagna elettorale d’autunno. Sembra una puntata di House of cards ma Zingaretti non è certo Frank Underwod/Kevin Spacey.
Costringere i romani al razionamento dell’acqua per trarne un vantaggio politico, infatti, sarebbe immorale e se fosse vero anche un reato. In particolare, l’articolo 658 del codice penale recita : “Chiunque, annunciando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso l’autorità o presso enti o persone che esercitano un pubblico servizio, è punito con l’arresto fino a 6 mesi…”
È urgente quindi che il Presidente Zingaretti smentisca, nel merito tecnico, quanto l’Acea ha dichiarato pubblicamente ai media e cioè che l’approvvigionamento dal lago di Bracciano a favore di Roma non è l’unica causa dell’abbassamento del livello dell’acqua e che anzi questo incide quotidianamente solo per 1,5 millimetri e non è pertanto il motivo d’urgenza che possa giustificare l’allarme immediato lanciato dal Presidente del Lazio.
Se quanto affermato in maniera tecnica da Acea fosse vero allora sarebbe Zingaretti a mistificare e i magistrati dovrebbero intervenire a difesa della pubblica incolomuità d’ufficio.
Per quanto riguarda il Campidoglio e Acea chiediamo che si sveglino e tutelino i diritti dei romani impedendo il razionamento e prevedendo un piano strutturale, a medio e lungo termine, contro le perdite della rete. Intanto, ha fatto bene il Codacons a presentare un esposto in Procura .
Federico Mollicone • Responsabile comunicazione FDIAN