Marcello Veneziani è una luce. Capelli scuri, occhi scuri brilla come una speranza in questi tempi bui.
È’ un’estrosità, un capriccio, un lusso.
Negli anni 70, dominati dalla cultura di sinistra, appartiene al Fronte della Gioventù e si iscrive a filosofia, la facoltà di sinistra per eccellenza. Fedele al proprio pensiero, presenta programmi di studio su Gentile, Nietzsche, Junger. Riesce a farsi dare la tesi su Julius Evola e ottiene la lode.
Nel 1979 inizia a scrivere sul Tempo, poi Montanelli lo sceglie come editorialista de Il Giornale. Collabora con il Messaggero, La Repubblica, La stampa, Il Secolo d’Italia, L’Espresso, Panorama, Il Mattino, La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Giorno, La Gazzetta del Mezzogiorno. Fonda e dirige, tra gli altri, settimanali come L’Italia settimanale, Lo Stato che poi si fonde con la rivista Il Borghese del quale diventa direttore insieme a Vittorio Feltri.
Con Feltri collabora a L’Indipendente, poi a Il Giornale e a Libero. Lavora in Rai come commentatore.
Considerato l’unico vero intellettuale di destra è stato definito “fascista” ma lui non si è mai schermato, non ha mai smentito, anzi ne ha fatto un vezzo:” Non ero fascista ma mi piaceva essere definito così, mi dava l’idea di trasgressione, di massima libertà, era come dare un pugno nell’occhio.” Scrittore di saggi, colto, brillante viene definito da Dino Messina come “Il cavallo di razza della destra pensante” e da Gervaso come “L’intellettuale più lucido, fantasioso, appassionato della destra”.
Veneziani scrive esattamente come parla: è fluido, leggero, aereo nell’espressione di concetti complessi, è l’artigiano delle parole: dà forma al pensiero usando il vocabolo raro e ricercato: lo lima, lo cesella, lo rende perfetto per produrre idee, immagini, suggestioni preziose. Maestro nell’arte rara di rendere facili idee difficili, di farle arrivare immediatamente a mente e cuore, dove si collocano come se ci fossero sempre state.
Non teme l’assioma denigratorio della sinistra secondo il quale la destra da’ risposte facili a problemi complessi e scardina questo pregiudizio dimostrando che rendere semplici concetti difficili è capacità e onestà intellettuale.
Esempio di chiarezza nei tempi in cui la parola oscura appare più colta, più densa di significato e invece cela l’imbroglio di manzoniana memoria, Veneziani è onesto intellettualmente fino alla crudezza. Padroneggiando il vocabolo come un esperto giocoliere definisce gli italiani “Italieni”, Mattarella ” Capo dello statico”. Afferma con disinvoltura che” I figli in Italia non li vuole più nessuno eccetto i gay, le lesbiche e le donne anziane.”
Nell’epoca dominata dal politicamente corretto, rompe ancora una volta lo schema: mentre tutti si occupano di difendere le donne, scrive in difesa della figura del papà, ormai bistrattata e messa a margine; mentre ci si stracciano le vesti per difendere i diritti parla di doveri.
Mente fulgida della destra non esita a affermare che ” Gli elettori di sinistra sono più faziosi perché leggono solo libri di sinistra, gli elettori di destra sono più equilibrati perché non leggono niente, né libri di sinistra, ne’ libri di destra.”
Quando essere di destra era pericoloso e disdicevole e la cultura di sinistra era ritenuta l’unica possibile, mentre la destra, già ghettizzata politicamente, veniva tacciata di oscurantismo, di ignoranza, di rozzezza, identificata con il deserto culturale Veneziani, giornalista e scrittore di destra, scriveva mirabili editoriali su il Giornale.
Neppure la sinistra più agguerrita è riuscita screditarlo, a scalfirlo. Valoroso e audace procede, come sempre, con innata grazia e disinvoltura attraverso le forche caudine degli agguerriti intellettuali del pc, acronimo che sta per politicamente corretto.
Qualcuno lo ha definito un salmone che nuota contro corrente, altri lo ritengono un pessimista, soprattutto dopo la pubblicazione del suo ultimo libro “Tramonti”. Il suo non è pessimismo è nostalgia di un mondo non tecnologico, non consumistico. Innamorato dell’Italia e del suo primato culturale nel mondo, è convinto del valore del desueto e ostracizzato concetto di Patria.
Veneziani fa discutere, scandalizza, sorprende ma non lascia nessuno indifferente. Ha il fascino irresistibile dell’eroe puro, coraggioso e solitario.
Nel suo libro” Alla luce del mito, guardare il mondo con altri occhi” scrive ” Il mito è l’infanzia che resta da adulti, ha il cuore puerile ma coglie l’intelligenza del mondo”. Veneziani ha scritto un saggio mirabile sul mito, senza imbarazzo, contro lo scetticismo dominante, ancora una volta ci ha regalato qualcosa di prezioso che è solo per pochi: un lusso.
Dice:” Il mito è come la festa, l’irruzione dello straordinario nella vita ordinaria, è rito, incanto, sfida.”
Marcello, il vero mito sei tu.
La Sovrana Bellezza siamo noi.