“Tim, nata dalle ceneri della monopolista Telecom, ha pagato negli anni nel nome del mercato e della concorrenza scorpori e privatizzazioni che hanno favorito la colonizzazione straniera da parte delle multinazionali spagnole e francesi con Telefonica e Vivendì. Piena vicinanza ai lavoratori scesi oggi in piazza in tutta Italia per manifestare la propria preoccupazione per le sorti della più grande azienda d’Italia coi suoi 42 mila dipendenti diretti ed un indotto inestimabile in un comparto strategico e trainante per la Nazione”.
Così Elena Donazzan, Responsabile Nazionale del Dipartimento Lavoro e Crisi Aziendali di Fratelli d’Italia, oggi presente al Ministero dello Sviluppo Economico dove i lavoratori TIM, le rappresentanze sindacali ed i delegati delle maggiori aziende italiane nel ramo delle telecomunicazioni hanno promosso per la giornata odierna un presidio, replicato su scala nazionale, nell’ambito dello sciopero di 8 ore proclamato contro la strategia dello scorporo della rete e lo spezzatino del gruppo industriale.
“La politica ha il dovere di farsi carico non solo dell’ascolto ma anche delle scelte: rileviamo purtroppo da questo ‘governo dei migliori’ scarso ascolto alle giuste preoccupazioni dei lavoratori e nessuna decisione a tutela di un’azienda figlia delle partecipazioni di Stato e delle grandi infrastrutture su cui è poggiato lo sviluppo italiano” rileva l’esponente veneta del Partito di Giorgia Meloni, “infrastrutture che, ancor più nel campo delle telecomunicazioni, rappresentano quanto di più delicato e sensibile una Nazione possa vantare e laddove l’assenza di congrue tutele può cagionare danno non solo ai lavoratori ma anche alla competitività e alla sovranità di uno Stato”.
“Una percentuale troppo alta della popolazione italiana è ancora sprovvista di una connettività adeguata: in un’epoca in cui la capacità di competere nel mondo passa in larga parte anche da questo è inaccettabile non riconoscere e tutelare il ruolo centrale di TIM sulla base di logiche finanziarie e di mercato” continua Donazzan, che ha poi concluso “servono anche in questo campo politiche di protezione degli asset strategici nazionali ed investimenti per il futuro delle telecomunicazioni, oltre a scongiurare eventuali perdite occupazionali”.