“Riparte la partita del cloud nazionale, ma ci chiediamo se vada nella direzione giusta. Il ministro Brunetta aveva lanciato l’idea di un disegno per la creazione di un cloud nazionale al quale affidare i dati dei cittadini italiani. Ci sembrava una buona proposta e vogliamo pensare che continui ad esserlo, perché dichiarava l’attenzione per la tutela dei dati dei cittadini. Per intenderci quelli raccolti da pubbliche amministrazioni centrali e locali: i dati di tutti i cittadini, distinti dai dati dei consumatori, che sono invece generati da relazioni e transazioni con aziende commerciali. La scorsa settimana il ministro delle Finanze Francese, Bruno La Maire, ha chiuso le porte al cloud americano che espone i dati dei cittadini francesi alle incursioni del Cloud Act che consente all’amministrazione americana di requisire in qualunque momento dati dei clienti custoditi nel cloud di società americane anche suolo estero, quindi anche in Europa. Ieri il governo italiano ha annunciato alcune linee generali, che ci ricordano come l’Italia non disponga di tecnologie rilevanti nel cloud. È vero. Ma è anche vero che abbiamo molte aziende che offrono servizi cloud e che è nostro compito assicurare loro condizioni coerenti di competizione. Stamane la stampa ha svelato alcune alleanze certe o annunciate, come quella tra TIM e Google e tra Fincantieri e Amazon o anche ipotetiche, come quella tra Leonardo e Microsoft. Il governo dovrebbe guardare all’adozione delle tecnologie non con l’ansia generata da chi deve scegliere questo o quel fornitore, ma come il soggetto che deve decidere le politiche industriali per assicurare al Paese crescita economica, lavoro e competenze. Il tutto per non rendere concreto il rischio di desertificazione della nostra economia.
Ci chiediamo come il governo intenda sollecitare la crescita delle imprese italiane di settore. Come intenda tutelare i dati dei cittadini, come facilitare la crescita delle competenze digitali, come rinsaldare le relazioni tra imprese e università e ricerca nel campo del cloud e dell’edge computing a cui si dovrà ricorrere per il 5G.
Ci chiediamo questo perché questi obiettivi verranno finanziati con il PNRR e noi dobbiamo decidere se quegli investimenti servono a far crescere la nostra economia o a far crescere il PIL degli altri grazie alle nostre importazioni”.