“Rafforzare le politiche regionali di contrasto alla violenza di genere: prevenzione, supporto psicologico per le vittime e per i loro figli, assistenza sanitaria, recupero sociale, reinserimento lavorativo ed economico, sostegno abitativo, percorsi dedicati ai soggetti maltrattanti. La Toscana si confronti con le altre Regioni e con il Governo per promuovere una rivisitazione tempestiva delle norme e delle procedure, delle pene, delle sanzioni e delle misure cautelari previste per i reati di violenza sulle donne, al fine di aumentare la protezione delle vittime di violenza, evitare l’aggravarsi delle situazioni di violenza e la reiterazione del reato. Si devono investire ulteriori risorse nella formazione e specializzazione di forze dell’ordine, giudici, avvocati, medici e insegnanti”. Lo chiede con una mozione il Consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Gabriele Veneri.
“In Italia si parla spesso di violenza dì genere ma oltre alle parole servono fatti in termini di prevenzione e punizione, meno buonismo e più decisioni coraggiose e risolutive. Come Fratelli d’Italia siamo per la revisione della giustizia italiana con leggi più severe, tempi più rapidi e più dotazioni alle forze dell’ordine. L’Europa condanna l’Italia perché non garantisce il diritto alla vita, la violenza di genere nasce da situazioni e rischi reali rispetto ai quali il nostro Paese fa poco o nulla. La violenza di genere è una grave violazione dei diritti umani, nonché un annoso problema culturale, le donne in Italia non sono ancora adeguatamente tutelate -sottolinea Veneri- Sono molto frequenti i casi di violenza “annunciata”, ovvero denunce da parte di donne che non ricevono l’adeguata protezione e che subiscono maltrattamenti, fino all’omicidio. Le cause vanno ricercate nella lentezza delle procedure e negli errori di valutazione di ciascuna situazione. Dal tredicesimo Rapporto sulla violenza di genere, che fotografa il fenomeno in Toscana, emerge che, dal 2006 al 2020, nella nostra regione ci sono state 121 vittime di femminicidio. Serve un uso più frequente degli strumenti di protezione come il braccialetto elettronico o l’allontanamento dell’uomo violento; inoltre va promossa l’esistenza e la funzione del numero verde 1522 con campagne pubblicitarie in radio, tv, social media, e con campagne informative sui mezzi pubblici, nelle scuole, università, supermercati, centri sportivi”.
“Per i maltrattamenti in famiglia l’intervallo di tempo medio tra la data del commesso reato e la sentenza è di 31 mesi in primo grado e 58 mesi in appello. L’intervallo di tempo tra la data di una violenza sessuale e la sentenza, in primo grado è di 32 mesi, che salgono a 46 se si tratta di violenza di gruppo. Senza dimenticare che spesso i processi per femminicidio spesso contemplano assoluzioni, patteggiamenti, riduzioni di pena, riti abbreviati e attenuanti”.