Iveco ed Iveco Defence (Bolzano fa la capofila di questa società) al centro di un meeting nazionale su web di Fratelli d’Italia lanciato con il suo Dipartimento Impresa dal senatore Adolfo Urso, già viceministro per le attività produttive, e a cui ha partecipato una delegazione altoatesina, Toni Serafini, segretario generale Uil Sgk, e Eduart Dedja, della delegazione Uil nello stabilimento, oltre ad Alessandro Urzì come coordinatore regionale di FdI.
La tutela della salvaguardia dei centri produttivi di eccellenza è stata posta con forza da Toni Serafini richiamando il ruolo strategico dello stabilimento di Bolzano, quadro rafforzato da Dedja che ha dato conto delle commesse che in questo momento garantiscono occupazione e stabilità al polo produttivo.
Iveco vive una incertezza che al momento non investe direttamente la società che si occupa di produzione militare, come quella con sede a Bolzano.
IVECO appartiene al gruppo industriale italo-statunitense CNH industrial N.V.
Il 10 marzo 2020 è stata sottoscritta un’intesa tra CNH industrial e le organizzazioni sindacali al fine di garantire la tenuta sociale, occupazionale e produttiva del ramo italiano, anche avuto riguardo alle società di IVECO e FPT motori, mentre, recentissimamente, si è appreso dell’esistenza di una trattativa preliminare tra il citato gruppo industriale e il gruppo cinese Faw Jiefang, proprio con riferimento ad un’ipotetica cessione di IVECO, che, ovviamente, preoccupa per la tenuta dei livelli occupazionali, con possibile conseguente impoverimento del sistema produttivo italiano.
Ciò è stato già oggetto di una interrogazione parlamentare dei senatori Urso, Maffoni e Rauti.
Come detto IVECO Defence costituisce una società a se stante.
Fornisce, da 80 anni, alle forze armate italiane protezione, sicurezza e mobilità per tutti gli operatori impegnati quotidianamente in contesti complicati, nelle zone più inospitali e pericolose della terra.
In particolare, IVECO Defence occupa, in Italia, circa un migliaio di persone, altamente qualificate e specializzate, investendo in tecnologia per la difesa tra il 6 e l’8 per cento dei ricavi annui; attività alla quale deve essere aggiunta quella degli oltre 350 fornitori presenti sul territorio italiano, i quali, gradualmente, negli anni, hanno adattato la loro produzione agli standard richiesti dalle esigenze militari. Nella sede principale di Bolzano vengono prodotti i veicoli blindati 8×8, i Lince 4×4 e la maggior parte dei gruppi meccanici dei veicoli in dotazione alle forze armate. Dipende da Bolzano la sede di Vittorio Veneto (Treviso dove si procede al taglio e alla saldatura dell’acciaio balistico e gli stabilimenti di Piacenza e Brescia dove vengono prodotti i camion militari, cabine blindate e non blindate, sfruttando la sinergia con le linee di produzione dei veicoli civili.
Urzì nel suo intervento ha ricordato che “nei momenti di crisi sopravvivono alle emergenze globali i paesi autosufficienza nella filiera produttiva, tanto più in settori strategici come quello industriale e militare. Una preveggenza che il governo non ha mostrato per esempio per la Solland Silicon di Merano rinunciando alla produzione del silicio, elemento fondamentale della componentistica elettronica che ha consegnato l’Italia nelle mani dei produttori esteri”.
Urzì ha ricordato che Iveco Defence ha sede legale in Alto Adige partecipando quindi alle entrate per la Provincia, condizione che le avrebbe garantito una sorta di attenzione particolare da parte delle istituzioni locali altrimenti non sempre attente e sensibili alle concentrazioni industriali sul nostro territorio”.
Se necessario, ha chiarito il senatore Urso, si eserciti la “golden power per tutelare un asset strategico così importante anche per la filiera industriale già messa a dura prova dalla vendita di FCA al gruppo Peugeot”.
Ha partecipato per FdI oltre ad Urzì per il Trentino Alto Adige la Sen. Daniela Santanchè, per la Lombardia.
Numerose le rappresentanze sindacali delle diverse sigle.