“Il 9 ottobre 1963 260 milioni di mc di terra franarono nel lago artificiale del Vajont, rompendo la diga e riversando a valle così tanta acqua da distruggere i comuni limitrofi e consegnarci 2000 morti.
Nel tempo emerse poi che i primi progettisti avevano occultato la non idoneità dei versanti del bacino, a rischio idrogeologico, e per questo non adatti ad essere lambiti da un serbatoio idroelettrico.
Nel corso degli anni l’ente gestore e i suoi dirigenti continuarono ad ignorare il problema e, costretti ad affrontarlo quando ormai la roccia antistante il lago iniziava a precipitare di ben 3 cm al giorno preannunciando un disastro, temporeggiarono nel realizzare le strutture di prevenzione, come la galleria di sorpasso frana.
La tragedia del Vajont rimane un grave esempio di dolo e incuria.
Anche oggi ricordiamo quelle Vittime perché siano monito per evitare altre tragedie”.
Lo dichiara in una nota il coordinatore nazionale del Dipartimento tutela Vittime di Fratelli d’Italia nell’anniversario del disastro.