“Il 9 ottobre 1963 è una data che difficilmente possiamo dimenticare. Il disastro del Vajont è una tragedia che poteva e doveva essere impedita, provocata dall’incuria dell’uomo, che ha lasciato una ferita profonda nella nostra Nazione. Rischi e pericoli che erano stati individuati e preallertati che, però, rimasero inascoltati. Quasi duemila persone persero la vita quella sera e interi paesi furono completamente spazzati via. A distanza di 61 anni portiamo quella cicatrice nella nostra memoria e la utilizziamo come monito affinché tali disgrazie non avvengano più. L’Italia non dimentica”. Lo scrive su X il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
“Parlare di Vajont per un bellunese è come chiedere ad un uomo di scrivere il necrologio del proprio fratello, una dolorosissima lezione che ha scosso profondamente l’Italia intera, oltre che la storia e la memoria del popolo bellunese – la mia storia -, da cui non smettere mai di imparare e sulla quale continuare a fare un’opera instancabile di prevenzione. Affrontare le grandi sfide epocali nel pieno rispetto della natura che ci ospita è la vera risposta ad una delle pagine più buie che l’Italia ricordi: avere il coraggio di ascoltare il territorio, la sua gente; avere la lungimiranza e l’intelligenza di fare la differenza sul rischio idrogeologico con azioni ed interventi determinanti. Rispettare le montagne, averne cura a partire dalla gente che le abita, è un impegno che la politica deve prendere sul serio”, afferma il senatore bellunese Luca De Carlo.
“Il Vajont” ha concluso De Carlo “è per la nostra nazione un simbolo: una tragedia del profitto, della superbia, della sottovalutazione della natura, dei suoi limiti e della sua forza. Un “racconto ammonitore” che ci tramandiamo da sessantuno anni e che dobbiamo continuare a ricordare, agendo senza tentennamenti o passi falsi a maggior ragione in una terra come il Bellunese dove una diga non è solo un’opera ingegneristica ma il simbolo di una ferita ancora aperta. Lo dobbiamo a chi, vittime e sopravvissuti, da quella notte del 9 ottobre del 1963 non conosce pace”.